Alberto Crespi è tornato a scrivere della storia di Emilio dopo l’articolo su Globalist: nell’inserto culturale del quotidiano L’Unità di martedì 2 ottobre, Crespi racconta con gusto alcuni aneddoti rivelati nel libro e definisce Stanley Kubrick e me ”forse il libro più importante mai scritto su questo regista”.
Questi e altri numerosissimi dettagli della sua vita quotidiana (attenzione: quotidiana, non privata. Niente gossip!) vengono da un libro a suo modo strepitoso appena pubblicato dal Saggiatore: “Stanley Kubrick e me”, di Emilio D’Alessandro (scritto in collaborazione con Filippo Ulivieri, 354 pagine che si leggono d’un fiato, 17 euro benissimo spesi). [...]
“Stanley Kubrick e me” è forse il libro più importante mai scritto su questo regista. Perché regala un ritratto privato «caldo», addirittura commovente nelle ultime pagine dedicate alla scomparsa di Kubrick. E perché ottiene un effetto paradossale: fa piazza pulita di tutte le leggende un po’ idiote che per anni sono circolate su Kubrick, ma per certi versi le rinfocola, e ne crea di nuove. Il regista è descritto come un uomo sempre concentratissimo sul lavoro, capace di succhiare il sangue ai collaboratori, ma anche umanissimo, simpatico, generoso, spiritoso. Emilio deve aver patito le pene dell’inferno, in certi momenti, ma si capisce dal libro che rifarebbe tutto. E, attenzione: non per cinefilìa! I passaggi forse più spassosi sono quelli in cui Kubrick lo tampina per capire se ha visto i suoi film, e D’Alessandro gli confessa candidamente che vede solo film western («Quando girerai un western, lo vedrò»: peccato non sia successo). [...]
Il rapporto fra i due è di lavoro, ma soprattutto di amicizia, di reciproca dipendenza e, col tempo, di grande affetto. E proprio l’affetto rende «calde» anche le pagine in cui Emilio, forse senza volerlo, smantella la leggenda.