Giovanni Nardi, del Quotidiano Nazionale, ha intervistato Emilio D’Alessandro durante il Festivaletteratura di Mantova: una chiacchierata piacevole all’ombra dei tendoni in Piazza Leon Battista Alberti, alle spalle della Basilica di Sant’Andrea, per raccontare del primo incontro con Kubrick nel salotto di Abbots Mead, della collezione di macchine da scrivere, della batteria che Kubrick suonava raramente, delle telefonate con gli altri grandi registi.
D’Alessandro non fu solo l’autista privilegiato del regista e del suo entourage, dai familiari agli animali di casa, ma anche il confidente, l’amico, e talvolta anche il traduttore, come nel caso dei colloqui tra Kubrick e Fellini. [...] Impossibile estorcergli qualche particolare confidenziale. [...] Ma in questi trent’anni – gli chiedo – non ha mai avuto neppure una multa? «Mai – risponde orgoglioso – anche se una volta…» Una volta? «Portavo a bordo Ryan O’Neal, inseguito da un’orda di fan scatenate. Io le seminai sfrecciando per le strade di Londra.» E poi saluta compunto, e rimane di lui l’immagine rara di una persona onesta e perbene.
Caro Emilio, ho appena finito di leggere il vostro libro. Non ho potuto frenare le lacrime nel momento in cui ti arrivo’ la telefonata che ti annunciava che Stanley Kubrick se n’era andato. Come te ho dovuto cercare lontano dal mio paese, il mio nel sud Italia, la mia occupazione. Ho sempre pensato che Stanley, come tutti i grandi, fosse una persona costretta alla solitudine sia dal suo talento che dalla dedizione assoluta al suo la mestiere. Percio’ ti ringrazio dal profondo del cuore per esser stato sempre li’ al suo fianco, a svolgere quella incredibile mole di lavoro e a fornirgli ogni volta ne avesse bisogno un aiuto e un’amicizia senza condizioni. Grazie per aver rappresentato davanti ai suoi occhi una figura di Italiano di cui vado fiero: gran lavoratore, serio, affidabile, e con quella capacita’ di comunicare che tanti ci invidiano. Ero a Mantova nel settembre scorso ma non sapevo del vostro libro, me l’ha regalato in seguito una mia amica. Spero che tu sia ancora a Cassino. Quando passero’ nei paraggi provo a venirti a trovare: mi farebbe un gran piacere poterti stringere la mano. Dai per me un caro saluto a tua moglie: e’ stata proprio grande a starti accanto in quei tempi. Sono un chirurgo ortopedico, lavoro a Belluno, e se mai le mie competenze potessero servirti anche solo per un consiglio, non farti scrupolo a mandarmi una mail o a telefonarmi. Vorrei dire grazie anche a Filippo Ulivieri, per il sito e soprattutto per questo libro in cui ha fatto il “regista” : la sua mano e’ stata preziosa in quanto ha saputo dar corpo ai tuoi ricordi senza dar loro ombra. Un abbraccio da Mimmo ( come mi chiamano i miei )
Caro Mimmo,
grazie mille per il tuo commento. Lo stamperò e lo porterò da Emilio per farglielo leggere. Sono sicuro che sarà contento quanto me a sentire che il nostro libro ti ha emozionato. Sono certo che anche a Janette faranno piacere le tue belle parole. Grazie ancora,
F.